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Due progetti italiani per la salvaguardia della biodiversità dei vigneti e la creazione di energia pulita. Stiamo parlando dello studio PRO.S.E.C.CO (Produzione Sostenibile di Energia da Combustione e di Compost), condotto dall’Università di Padova, e del progetto Biodivigna, del Consorzio di Tutela Conegliano Valdobbiadene. Vediamo insieme di cosa si tratta.

Energia pulita dagli scarti delle vigne

vigneti energiaIl 30 novembre scorso, è stato presentato in provincia di Treviso il progetto PRO.S.E.C.CO. (Produzione Sostenibile di Energia da Combustione e di Compost), un progetto che punta a introdurre il riciclo nei vigneti, al fine di creare compost ed energia pulita.

Lo studio è stato condotto dall’Università di Padova insieme con il Consorzio di Tutela Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore, la Cooperativa Energia ed Ambiente e le Aziende Lucchetta Marcello Soc. Agr. e Calronche.

L’obiettivo principale dello studio è sperimentare e promuovere un tipo di viticoltura sempre più rispettosa dell’ambiente. Questo perché, spesso, la posizione dei vigneti rende difficoltoso lo smaltimento delle rimanenze della potatura, rendendo necessaria la bruciatura degli scarti direttamente in loco, con la conseguente produzione di gas inquinanti.

Da qui, è nata l’esigenza di un’idea alternativa di smaltimento dei rifiuti: la produzione di energia.

Il progetto è già attivo in Veneto e punta ad utilizzare i sarmenti come combustibile per la produzione di energia termica, oppure come humus per il suolo.

I principali risultati di questo studio riguardano la creazione di modelli di gestione delle biomasse residuali dai processi di lavorazione del vigneto e di vinificazione attraverso la combustione e il compostaggio, la verifica dell’impatto ambientale della combustione dei sarmenti sminuzzati e biosanificati e la valutazione della Carbon Footprint, ossia dell’ammontare delle emissioni di CO2 conseguenti i modelli di gestione proposti.

Secondo quanto si legge, l’Università di Padova evidenzia che: “I risultati hanno confermato che è possibile utilizzare i sarmenti di vite come combustibile per la produzione di energia termica, a condizione che l’impiego avvenga in caldaie di media-alta potenza, che consentono l’economica applicazione di filtri per l’eliminazione delle emissioni di polveri sospese. Il progetto ha messo in luce anche un altro elemento importante: il compostaggio delle vinacce, cioè i residui della lavorazione dell’uva formati da graspi e bucce. Il compostaggio di queste, in combinazione con i sarmenti, si rivela una tecnica valida ed efficiente per ottenere dell’humus da riutilizzare nei vigneti ed arricchire la dotazione di sostanza organica del suolo”.

Salvaguardare la biodiversità

Il precedente studio è stato accompagnato nella sua presentazione da un altro progetto, che prende il nome di Biodivigna.

Biodivigna ha come obiettivo quello di far emergere e recuperare la biodiversità della varietà Glera attraverso la salvaguardia, lo studio ed il ripristino di materiale genetico di vecchi ceppi di viti.

A tal proposito, è stata creata una vera e propria banca genetica, attraverso la quale sono stati individuati oltre 10.000 viti con più di 70 anni di età, tra cui sono stati selezionati complessivamente 600 biotipi, con caratteristiche particolarmente significative, alcuni addirittura di 150 anni di età.

Accanto a questo si è sviluppato uno studio sulla conservazione del paesaggio, che ha portato alla costituzione di un erbario di specie vegetali spontanee presenti nei vigneti, conservato presso la sede di Biologia a Padova, per un totale di circa 850 schede botaniche.

Le ricerche hanno l’obiettivo di tutelare il territorio a 360 gradi e di valorizzare il patrimonio naturale collinare dell’area che si estende ai piedi delle Prealpi trevigiane, candidata a divenire Patrimonio Unesco.

La distribuzione dei vecchi ceppi è piuttosto concentrata nelle aree dove le pendenze sono più difficili.

Attualmente, è in corso la verifica dello stato fitosanitario delle viti per verificarne la salute e per prelevare il materiale al fine di eseguire gli innesti in campi prova. Nella sua fase conclusiva il lavoro porterà alla realizzazione di un museo didattico all’aperto, dove sarà conservato l’intero patrimonio genetico di queste piante. Fonte